Quest’anno, nella sua ventiduesima edizione, il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha scelto quale vincitore, un villaggio dell’Africa occidentale subsahariana: Taneka Beri, nel Benin.
Un luogo sconosciuto, che ha avuto origine nel Diciottesimo secolo quale rifugio dai razziatori di schiavi provenienti dal sud, è balzato improvvisamente agli onori della cronaca, grazie ad un prestigioso premio nato per contribuire a elevare e diffondere la cultura del “governo del paesaggio”, e dedicato a luoghi di alto valore naturalistico, storico e culturale.
Una scelta coraggiosa, quella della giuria, a tratti sorprendente, ma che, in fondo, è logica conseguenza della linea tracciata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche http://www.fbsr.it/, promotrice dal 1994 del Premio Scarpa, il cui intento dichiarato non è tanto quello di premiare il talento del singolo, quanto il dare riconoscimento al
“lavoro intellettuale e manuale necessario per governare le modificazioni dei luoghi, per salvaguardare e valorizzare i patrimoni autentici di natura e di memoria; lavoro ancora privo di statuto scientifico e di curriculum formativo, nel quale confluiscono le scienze, le tecniche, le arti e i mestieri più diversi; lavoro che si svolge attraverso l’identificazione dei segni e dei caratteri costitutivi dei siti, la conterminazione dei loro ambiti; lavoro che prevede atti creativi, programmi lungimiranti di rinnovo, pratiche quotidiane di cura e manutenzione, norme che regolano la convivenza, nello stesso luogo, di patrimoni naturali, sedimenti culturali e presenze umane; lavoro che rifugge da ogni fenomeno effimero o ricerca d’effetto, e che trova il suo difficile parametro nella lunga durata; lavoro che ricerca l’equilibrio tra conservazione e innovazione, in condizioni di continua mobilità del gusto e di permanente trasformazione del ruolo che la natura e la memoria esercitano nelle diverse civilizzazioni e fasi storiche”.