Archivio mensile:settembre 2013

Dimissioni per la decrescita

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Dimissioni è sicuramente una delle parole che più ha caratterizzato il 2013.

In questo difficile anno,c’è chi si è dimesso perché non più all’altezza della situazione, per un desiderio di autolimitazione di fronte ad un compito che sembrava diventato troppo grande per le proprie forze; chi si è dimesso per aver superato ogni limite di credibilità provando a smacchiare un giaguaro, e chi si è dimesso per un desiderio smodato di illimitatezza, di superamento di qualsiasi regola, di qualsiasi limite imposto alle ambizioni proprie e del proprio capo.

Le dimissioni sono spesso una rinuncia, possono essere imposte oppure scelte, così come possono mandare via, lasciare andare o portare altrove (dal latino dimittĕre). Talvolta si configurano anche come una rivendicazione, una protesta.

Torna in mente in questo caso Henry David Thoreau,  che nel suo famoso saggio “Disobbedienza civile” scriveva:  “se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni”.

Dimissioni (Altan)

Dimissioni (Altan)

Thoreau parlava allora della necessità di obiezione, di ribellione non violenta verso leggi ingiuste, che non rispettavano i diritti civili.

Latouche ha recentemente scritto, riguardo alla necessità di ribellarsi alla follia e all’ingiustizia di una crescita infinita, sottolineando l’opportunità di ritrovare il senso del limite, a livello individuale, ma ancor più a livello collettivo.

Due atteggiamenti che presentano molti punti di contatto e che uniti possono svelare una  rivoluzionaria potenzialità: le dimissioni come strumento di protesta pacifica, di autolimitazione, di decrescita civile.

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