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Stay green! Il vento nuovo degli indignados verdi

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Every act of guerrilla gardening is a seed. It might germinate, it might not.
It might lead to another act […]. Someone may become inspired.
More people could join in. Who knows how big this thing could get.

David Tracey. Guerrilla Gardening. A Manualfesto

Il  4 novembre si sta preparando il primo attacco nazionale sincronizzato di guerrilla gardening, su iniziativa dei gruppi Badili Badola di Torino e Giardinieri Sovversivi Romani .

E’ un evento nuovo  nel panorama del nostro paese, che tenta di coordinare e mettere in rete “attacchi verdi”, che generalmente si consumano in modo sporadico, non connesso, nei più vari contesti, con caratteristiche diverse, e con (talvolta) sconfinamenti nel green-design e qualche deriva “eco-chic”.

Guerrilla Gardening. Il primo attacco nazionale sincronizzato!

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Sharedearth.com, il più grande community garden del pianeta

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La seconda “R” messa in campo dal programma di decrescita di Latouche è “riconcettualizzare”, tappa fondamentale per ripensare  e ridefinire  molti dei valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo le nostre vite.

In particolare, dice Latouche, è necessario decostruire con la massima urgenza il binomio rarità/abbondanza, concetto fondante dell’immaginario economico, perché “l’economia trasforma l’abbondanza naturale in rarità con la creazione artificiale della mancanza e del bisogno attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione”.

Accade oggi per l’acqua, per gli OGM, per la terra e….per i giardini!

Moltissime persone infatti nelle nostre città ormai prive di verde e di spazi aperti vorrebbero un giardino, dove coltivare, sperimentare e dare sfogo al proprio pollice verde. D’altro lato invece ci sono forse altrettanti proprietari (privati e pubblici) che non sanno o non possono occuparsi del proprio giardino e hanno bisogno di pagare persone che lo curino e lo mantengano.

Una domanda e una offerta che non si sono mai incontrate in un  meccanismo politico, economico e amministrativo che ha separato il territorio dalle comunità residenti per immetterlo nel mercato.

Ma rivedendo i valori, “riconcettualizzando” le situazioni, spostando i punti di vista è forse possibile fare un passo verso una economia partecipativa, dove l’unione fa la forza e ritrovarci tutti un po’ meno egoisti e un po’ più ricchi

In tema di orticoltura  http://www.sharedearth.com/ è il sito dove scambio e condivisione sono le parole d’ordine messe in campo per realizzare il più grande giardino condiviso del pianeta.

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