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Il tempo del piano: da essere a divenire

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La pianificazione in senso generale, può essere definita come la programmazione di un’attività sulla base di un piano prestabilito.

La pianificazione urbana e territoriale, nello specifico, si occupano, a scale diverse, di predisporre e programmare azioni volte ad organizzare lo spazio e ad affrontare e risolvere problemi di gestione, sviluppo e tutela, attraverso scelte progettuali.

L’approccio da sempre privilegiato è quello di  predisporre azioni, in relazione alla previsione di un andamento futuro, basata sullo studio di dati appartenenti al passato.

Un atteggiamento deterministico che abbraccia totalmente quello che il matematico Pierre-Simon de Laplace sosteneva alla fine del Settecento, e cioè che lo stato attuale dell’universo sarebbe l’effetto del suo stato antecedente e causa del suo stato futuro. Se esistesse quindi una intelligenza capace di conoscere tutti gli elementi, le relazioni e le forze in gioco in un dato istante, il futuro di ogni fenomeno diventerebbe prevedibile, e non dovrebbe presentare sorprese, avere comportamenti insoliti, mostrare contraddizioni.

Già alla fine dell’Ottocento, però, il matematico francese Henri Poincaré aveva intuito che le leggi della fisica non erano in grado di prevedere molti fenomeni naturali, in quanto, come egli sosteneva, “una causa piccolissima che sfugga alla nostra attenzione determina un effetto considerevole che non possiamo mancare di vedere, e allora diciamo che l’effetto è dovuto al caso”.

La nuova scienza e la Teoria del caos hanno successivamente dimostrato vere  le intuizioni di Poincarè, stabilendo che per i sistemi complessi non lineari, l’approccio meccanicistico non funziona,  e che non è possibile fare previsioni attendibili sul loro futuro.  Così come è divenuto ormai chiaro che in natura l’unica costante è l’irregolarità, e che l’unico organismo in equilibrio è quello morto.

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